I PROBLEMI AMBIENTALI, SOCIALI ED ECONOMICI CAUSATI DALLE AZIENDE PRODUTTRICI DI OLIO DI PALMA A SAYAXCHÉ, PETÉN
Le strategie di espropriazione, criminalizzazione e persecuzione politica messe in atto dalle aziende produttrici di olio di palma sono riuscite a garantire l’accaparramento delle terre ancestrali nella regione.
Il municipio di Sayaxché “è composto da 158 comunità organizzate in 10 microregioni, compresa la zona centrale dove si trova il capoluogo”, secondo il Piano di Sviluppo di Sayaxché.
È un municipio in cui prevale la popolazione indigena, secondo i dati del XII Censimento nazionale della popolazione e del VII Censimento delle abitazioni, realizzati nel 2018.
Le comunità sono organizzate in uffici ausiliari del sindaco provinciale e vengono rappresentate dai presidenti dei comitati di sviluppo comunitario (COCODE). Sono 10 quelli che compongono il consiglio municipale di sviluppo (COMUDE) insieme alle altre autorità municipali.
Le aziende produttrici di palma africana si sono espanse attraverso l’accaparramento di terreni per le piantagioni di palma da olio in monocoltura in Guatemala.
Storia della contaminazione ambientale in Petén e Alta Verapaz, causata dalle aziende produttrici di olio di palma.
L’ecocidio di Sayaxché è stato descritto dalle Nazioni Unite come un “disastro ecologico”.
Da alcuni anni, le aziende produttrici di palma da olio di Sayaxché, nel Petén, stanno espropriando le comunità dei loro territori, ingannandole, criminalizzando i leader comunitari che difendono i loro diritti umani, contaminando e deviando i fiumi che servono a rifornire di acqua per il consumo quotidiano le comunità che vivono nella provincia.
Nel 2015 si è verificato un ecocidio, con mortalità dei pesci e distruzione della fauna acquatica, causato dall’impresa Reforestación de Palma de Petén S.A. (REPSA), che ha provocato gravi danni ambientali nelle comunità di Sayaxché, mettendo a rischio la sopravvivenza dei suoi abitanti.
Questo caso è stato denunciato da diverse organizzazioni comunitarie e attivisti, tra cui il professor Rigoberto Lima Choc, leader comunitario, abitante della comunità di Champerico nella provincia di Sayaxché, che dopo aver denunciato pubblicamente REPSA come azienda responsabile della contaminazione ambientale, è stato assassinato davanti al giudice di pace.
Si presume che l’omicidio sia dovuto alla repressione contro i denuncianti, per mettere a tacere le voci e instillare la paura nelle comunità, poiché questa persona “era considerata un personaggio chiave nel caso”, secondo il giornale digitale Prensa Comunitaria.
Il 20 marzo 2017, un’altra contaminazione del fiume San Román, a Chisec Alta Verapaz, è stata denunciata dai membri della comunità e dai tecnici del Consiglio Nazionale delle Aree Protette (CONAP), contaminazione e mortalità dei pesci che hanno colpito le comunità di Esperancita del Río, Tierra Blanca e altre comunità circostanti; a Sayaxché, la contaminazione è confluita nel fiume Salinas, al confine tra Guatemala e Messico. In questo caso, sono state trovate sei specie di pesci morti, un fatto che le comunità di Chisec, Alta Verapaz e Sayaxché Petén addebitano allo straripamento dei bacini di ossidazione dell’impianto di estrazione Industrias Chiquibul S.A.
Nel marzo 2018, la Reforestadora de Palmas de Petén (REPSA) ha nuovamente sversato acqua contaminata nel fiume La Pasión, fatto documentato dalla Procura della Repubblica guatemalteca, lasciando morire pesci, granchi e tartarughe. Diversi membri delle comunità circostanti hanno denunciato questa contaminazione.
Le aziende produttrici di palme sono sostenute dallo stato guatemalteco, che avvantaggia solo le aziende con grandi estensioni di terra, trascurando il disaccordo delle comunità indigene di Sayaxché.
Nel 2020, c’è stato uno sgombero dalla comunità di Santa Elena, nel Río Salinas, dove un forte contingente della Polizia Civile Nazionale è arrivato nella comunità, ha chiuso le famiglie nelle loro case in modo che nessuno potesse uscire e ha potuto eseguire mandati di arresto contro i leader della comunità.
L’azienda produttrice di palma da olio, Industrias Chiquibul S.A., ha richiesto un mandato d’arresto nel novembre 2020 contro quattro membri della comunità di Santa Elena Río Salinas, incarcerati e accusati di detenzione illegale di armi, usurpazione aggravata ed estorsione, in risposta alle proteste per la richiesta di benefici lavorativi e pagamenti dignitosi per il lavoro svolto all’interno dell’azienda. Le aziende produttrici di palme, oltre a tutti i problemi ambientali, causano anche lo sfruttamento della manodopera: sia gli uomini che le donne sono costretti a lavorare per molte ore con una scarsa retribuzione per il loro lavoro.
Un membro della comunità commenta:
“Sono un difensore e un amico di diverse comunità, ho difeso i diritti dei lavoratori perché il pagamento che davano alla gente era di 20-25 qtz lavorando tutto il giorno, alcuni dell’azienda industriale Chiquibul ci hanno accusato di ribellione, la direttrice dell’azienda di allora che era Ana Patricia Andino ha detto che le persone della zona locale costavano molto e che avrebbero fatto meglio a portare gente da fuori“.
È stato dimostrato che le aziende produttrici di palma da olio violano i diritti umani, in particolare quelli delle popolazioni indigene che sono state allontanate dalle loro comunità.
Queste aziende attuano strategie per appropriarsi illegalmente delle loro terre, abbattono grandi estensioni di foreste tropicali, consumano grandi quantità di acqua, contaminano i fiumi da cui le comunità del comune di Sayaxché attingono quotidianamente, inquinano con fertilizzanti chimici e criminalizzano i leader delle comunità quando difendono il diritto ad avere una vita dignitosa nelle loro comunità.
“Le aziende produttrici di palma da olio a Sayaxché continuano a criminalizzare i leader delle comunità della zona, dove continuano a vessarli, comprando la volontà delle comunità stesse, assumendo persone per mantenere e informare le aziende, un modo per mantenere il controllo nelle comunità” (membri della comunità)
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